MARX

 Marx e i difetti del capitalismo | Piano Inclinato

MARX

VITA

Nato a Treviri nel 1818, morto a Londra nel 1883, Karl Marx rappresenta il padre del pensiero comunista. In tal senso, il suo pensiero ha avuto un impatto reale nella storia, ispirando la formazione di partiti e movimenti di stampo comunista. 

Marx è inoltre colui che ha dato vita alla corrente socioeconomica politica che prende il suo nome, il marxismo. Per tutto questo Marx si è guadagnato il titolo di uno dei pensatori più influenti di sempre e sicuramente della storia dell'Ottocento in termini di filosofia, politica ed economia.


CONCETTI CHIAVE DEL SUO PENSIERO

PRASSI RIVOLUZIONARIA = “I FILOSOFI HANNO SOLTANTO DIVERSAMENTE INTERPRETATO  IL MONDO MA SI TRATTA DI TRASFORMARLO”: con questa sentenza, Marx presenta un’idea nuova di cosa debba essere la filosofia. Tradizionalmente la filosofia è intesa come disciplina teoretica che contempla il mondo, lo descrive. Questa idea raggiunge il culmine con Hegel, che afferma che compito della filosofia è giustificare la realtà. Marx ribalta questo concetto, affermando invece che compito del pensiero filosofo è farsi prassi, ovvero azione, interpretare il mondo e cambiarlo, mettere in moto un processo rivoluzionario di liberazione dell’uomo.


 MATERIALISMO = Per Marx l’analisi dell’uomo non può partire dall’analisi della coscienza, del pensiero, ma dai suoi aspetti più concreti, materiali. L’uomo è un animale con dei bisogni concreti, quindi occorre studiare innanzitutto quali sono le condizioni materiali con cui si soddisfano questi bisogni. I sistemi con cui l’uomo produce i beni sono chiamati da Marx modi di produzione. L’analisi dei modi di produzione è dunque centrale nel sistema marxiano. Per modo di produzione si intende l’insieme delle forze produttive e dei rapporti di produzione. Le forze produttive sono tre: forza-lavoro, mezzi di produzione, conoscenze tecniche. La forza-lavoro sono gli uomini concretamente impegnati nel processo produttivo. I mezzi di produzione sono gli strumenti adoperati nella produzione. Le conoscenze tecniche sono l’insieme delle conoscenze che stanno dietro all’evoluzione del sistema produttivo. A partire dal concetto di mezzi di produzione, poi, si arriva all’altro polo che spiega il modo di produzione: i rapporti produttivi. Per rapporti produttivi si intendono i rapporti sociali determinati dal possesso o meno dei mezzi di produzione: la società, secondo Marx, si divide fra oppressori, che sono coloro che possiedono i mezzi di produzione, e oppressi, che sono coloro che non li possiedono. A partire dall’analisi del modo di produzione, si giunge poi a una elaborazione più complessa del concetto di materialismo, per cui si parla di materialismo storico e materialismo dialettico. Per materialismo storico si intende il fatto che, nel tempo, il modo di produzione cambia e evolve.


STRUTTURA e SOVRASTRUTTURA  = Marx afferma che gli elementi che determinano i modi di produzione (forza-lavoro, mezzi di produzione e rapporti produttivi) rappresentano la struttura di una società, ovvero i suoi elementi di base. L’intera società, dunque, ruota intorno a come si organizzano i modi di produzione. Detta in altri termini: per comprendere come è strutturata una società nelle sue fondamenta dobbiamo guardare a cosa si produce, come lo si produce e ai rapporti interni a chi produce. Rispetto a questi, che sono gli elementi della struttura, tutto il resto è sovrastruttura, ovvero una conseguenza della struttura. È in questa chiave di sovrastruttura che Marx legge elementi come la tipologia dello stato, la morale di una società, la religione praticata, il sistema culturale e via dicendo. Questi fattori istituzionali, etici e culturali dunque, per quanto importanti, non rappresentano la vera essenza di una società, ma in qualche modo raccontano soltanto la sua superfice.


LOTTA DI CLASSE = Lo scontro fra classi sociali e l’evoluzione dei modi di produzione determinano, secondo Marx, il movimento storico e l’alternarsi di una serie di fasi caratterizzate da certi modi di produzione e dunque da certi assetti sociali. 


BORGHESIA e CAPITALISMO = La borghesia è una classe sociale rivoluzionaria, afferma Marx, perché ha impostato un nuovo sistema di valori e ha sconfitto l’aristocrazia, che rappresentava il sistema economico-sociale precedente, il sistema feudale. Sul piano economico la borghesia crea il sistema capitalistico che ribalta il modo di produzione tradizionale. Quest’ultimo viene rappresentato da Marx con la formula M-D-M, dove M sta per merce e D per denaro. Quindi: le merci vengono vendute, trasformate in denaro, con lo scopo di acquistare nuove merci. In altri termini, lo scopo di questo modo di produzione è l’accrescimento delle merci. Il capitalismo borghese ribalta questa ottica. Per descrivere il cambiamento Marx usa la formula D-M-D. In questo caso dunque, l’elemento centrale della produzione è il denaro stesso: le merci non sono altro che uno strumento per accrescere il denaro. Dunque, l’essenza del capitalismo sta nella produzione e moltiplicazione del denaro.


PROLETARIATO: il proletariato rappresenta la controparte della borghesia. Se la borghesia possiede la proprietà privata, ovvero i mezzi di produzione, i proletari non possiedono altro che la propria forza-lavoro. Nel sistema capitalistico, il proletariato va incontro a sfruttamento, mercificazione del lavoro, alienazione. Lo sfruttamento nasce dal fatto che il guadagno del borghese è dovuto alla basse retribuzione del lavoro del proletariato. Solo così si ottiene quello che Marx chiama plusvalore. Con un esempio molto semplificato e banale possiamo dire che: se una merce è venduta a 10 euro e l’operaio che l’ha prodotta viene pagato 6 euro, il plusvalore sono i 4 euro di guadagno che il borghese ottiene, in virtù non di un lavoro svolto ma del possesso dei mezzi di produzione. La mercificazione del lavoro nasce invece dal fatto che il proletariato può mettere a disposizione del sistema produttivo il proprio lavoro, che viene quantificato come se fosse una merce: sostanzialmente l’operaio diventa una merce fra le merci. Questo nasce dal fatto che, ingiustamente, il borghese possiede i mezzi di produzione, mentre l’operaio non ha questa disponibilità. Risultato dello sfruttamento e della mercificazione del lavoro è l’alienazione del proletariato. Questo è un tema chiave in Marx. Il termine alienazione vuol dire estraneazione, perdita di sé. L’alienazione dell’operaio nasce dal fatto l’operaio perde ciò che più gli è proprio, ovvero il proprio lavoro. Nel lavoro in fabbrica innanzitutto non vi è creatività, dunque si perde un elemento essenziale del lavoro che è la trasformazione volontaria della realtà esterna. In secondo luogo, l’operaio perde anche il prodotto stesso del suo lavoro, ovvero la merce, che porta un guadagno per il borghese, per il padrone, non per l’operaio stesso. Siamo dunque a un punto focale. Il termine alienazione era stato usato da Hegel per indicare l’alienazione dello spirito nella natura, dunque con un’accezione positiva in quanto in questa ottica l’alienazione mette in moto il movimento dialettico; poi l’accezione positiva viene ribaltata in negativo da Feuerbach, per il quale l’alienazione è quella che porta alla perdita di sé dell’uomo nella creazione di Dio, dunque l’alienazione è un fatto religioso; Marx critica invece anche questa prospettiva, perché la vera alienazione, la vera perdita di sé risiede, per Marx, in un elemento estremamente concreto, ovvero il sistema produttivo.


COSCIENZA DI CLASSE, CRISI DEL CAPITALISMO e SOCIALISMO SCIENTIFICO: borghesia e proletariato sono destinati a scontrarsi secondo Marx, in quanto rappresentano i due poli opposti della società capitalista. Per giungere a questo scontro, il proletariato deve giungere a una coscienza di classe, ovvero i proletari devono prendere consapevolezza di non essere singoli individui con problemi distinti, ma un gruppo sociale che vive in una condizione comune che è determinata dalle divisioni sociali: dunque, sono necessarie la consapevolezza di queste divisioni e il loro abbattimento. La coscienza di classe si costruisce gradualmente, attraverso una serie di atti, dalla messa in atto di scioperi all’organizzazione di forze politiche, che hanno come scopo quello di creare una condivisione dei momenti di lotta. A partire da questa impostazione, Marx critica duramente le altre proposte che circolano nel mondo socialista, definendole utopiche. Ad altri pensatori del mondo socialisti sfugge infatti, dice Marx, che non si può giungere a una società di uguali senza prendere consapevolezza delle dinamiche concrete della società, senza fare un’analisi materialistica dei modi di produzione e senza giungere allo scontro sociale. L’utopismo di queste proposte è dunque quello di dipingere un mondo ideale senza formulare una previsione concreta di come realizzarlo. Viceversa, Marx definisce il suo socialismo scientifico, ovvero presenta e descrive le tappe che vanno percorse per giungere alla società socialista con concretezza scientifica, secondo una catena di cause ed effetti. In primo luogo, infatti, Marx descrive come necessarie le tappe che portano al capitalismo e allo scontro fra borghesia e proletariato. In secondo luogo il filosofo indica i passaggi che i proletari devono attraversare per assumere coscienza di classe. In terzo luogo, Marx fa una analisi del capitalismo affermando che esso va inesorabilmente verso la sua crisi. Verso questa crisi ci si giunge verso tre elementi. Il primo è che il capitalismo va incontro ciclicamente a delle crisi economiche: queste polarizzano sempre di più la società, perché determinano da un lato l’arricchimento di una fascia ristretta, dall’altro distruggono una parte della società borghese. Il secondo elemento è col passare del tempo è necessaria l’introduzione sempre più massiccia, in fabbrica, dei macchinari: il maggiore utilizzo delle macchine però genera, secondo Marx, una diminuzione di quello che chiama saggio di profitto, ovvero del guadagno del capitalista, perché il vero guadagno non è determinato dall’uso dei macchinari ma dal plusvalore che nasce dallo sfruttamento degli operai. Terzo elemento è che più il capitalismo si diffonde, più cresce l’industrializzazione, più cresce il proletariato. Il paradosso della borghesia, secondo Marx, è che per crescere ha bisogno di far crescere il proletariato, ovvero il suo nemico. Se dunque, il capitalismo va scientificamente verso una catastrofe, il proletariato, conclude Marx, deve farsi trovare pronto, acquisendo coscienza di classe, per realizzare una rivoluzione sociale e imporre una società comunista. “Proletari di tutto il mondo unitevi” è infatti la famosa frase con cui MArx conclude il suo Manifesto del partito comunista pubblicato nel 1848.


COMUNISMO = La società comunista rappresenta, secondo Marx, l’ultima tappa del movimento dialettico della storia. La rivoluzione comunista deve infatti portare alla dissoluzione della proprietà privata attraverso la sua collettivizzazione. Abolire la proprietà privata vuol dire abolire le divisioni sociali: la sparizione delle classi comporta dunque la fine delle opposizioni sociali e dunque la fine del materialismo dialettico. Secondo Marx alla società comunista si giunge attraverso una fase intermedia: dopo la rivoluzione, occorre infatti una fase transitoria, che Marx definisce dittatura del proletariato: in questa fase il proletariato assume le redini dello stato e impone la collettivizzazione della proprietà privata. Solo al termine di questo processo si giunge alla società comunista vera e propria, che Marx descrive attraverso un’espressione che è: “a ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni”. In questa società si può realizzare quella che Marx definisce una vera uguaglianza. Marx muove infatti una dura critica al concetto di uguaglianza promosso dai liberali, che Marx definisce un’uguaglianza formale. Questa uguaglianza si fonda sull’idea di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, ma questa concezione crea una uguaglianza solo apparente in quanto, nella sostanza rimane una diseguaglianza economica, fra chi possiede la proprietà privata e chi non la possiede. Per Marx occorre giungere piuttosto una uguaglianza sostanziale, ovvero fondata sul diritto collettivo di condividere i mezzi di produzione che produce parità di condizioni.



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