FILOSOFIA DELLA NATURA Hegel


Il sistema hegeliano: un tentativo di pensare la concretezza | Storia e  filosofia - Il Chiasmo | Treccani, il portale del sapere

Tra l’idea che conclude la LOGICA e la FILOSOFIA DELLO SPIRITO è situata la FILOSOFIA DELLA NATURA, che rappresenta l’“idea fuori di sé”, l’“estraniazione” nel diverso da sé, l'alienazione nella realtà fisica o natura. 

L'approccio hegeliano alla natura è sia di carattere 

logico/ontologico, in quanto la natura possiede una razionalità intrinseca e costitutiva, 

sia di carattere epistemologico in quanto le singole scienze che indagano la natura ne organizzano la conoscenza e ne individuano i principi generali. 


Nella Filosofia della natura, Hegel tratta l’insieme delle scienze naturali del suo tempo, mostrando l’ampiezza imponente delle sue conoscenze in tutti i campi trattati.

La natura è dunque rappresentazione e manifestazione dell’idea ma nella sua forma più bassa e incompleta: è la decadenza—infatti—> la natura si trova contaminata dalle dimensioni materiali e temporali

L’idea si disperde nella molteplicità dello spazio e del tempo e, quindi, assume le forme rigide e cristallizzate della natura. La natura, in quanto idea fuori di sé, ha la caratteristica della esteriorità ed in quanto tale non mostra nella sua esistenza libertà alcuna; essa è un insieme di necessità, accidentalità e contingenza, di leggi deterministiche e casualità. 


Ne consegue la natura, sebbene in quanto idea sia in sé divina, tuttavia rispetto alla sua esistenza accidentale ed esteriore non è assolutamente da divinizzare: il suo carattere proprio è quello di essere posta, di essere negazione, non ens; la natura è e resta spirituale dunque solo in senso relativo e non assoluto. Per rendere comprensibile il passaggio dell’idea alla natura, Hegel, con chiari riferimenti anche alla filosofia di Plotino, che egli conosceva e ammirava, rievoca il concetto di caduta, cioè di perdita di essere nel senso autentico del termine: la natura è idea, ma idea alienata, priva di libertà. Ma perché l’idea, perfetta e compiuta, si infligge questo calvario? La sua unica funzione, per Hegel, sarebbe quella di rappresentare il momento oggettivo e di estraniazione dell’idea, che deve preparare il passaggio alla fase successiva, ossia alla Filosofia dello Spirito. Lo Spirito raggiunge l’autocoscienza e quindi la libertà solo confrontandosi col limite, deve “incarnarsi”. La natura trova la sua legittimazione e giustificazione all’interno del sistema hegeliano in quanto Hegel vuole rintracciare in essa la storia dello spirito.

Benché la natura venga presentata come quanto di più distante ci sia dallo Spirito, tuttavia, anche per Hegel, come per Schelling, essa è Spirito, ma tale spiritualità si rivela in essa gradualmente secondo il consueto ordine dialettico che parte dai gradi inferiori della natura, che parzialmente e impropriamente sono spirito, per giungere fin dove si trovano tracce più consistenti di vita spirituale. La dialettica della Filosofia della Natura è la via che conduce dalle forme inorganiche alle forme organiche della vita e da queste a quella forma organica speciale che è l’uomo. 


Lo schema dialettico della Filosofia della Natura è strutturato in tre parti:


>meccanica, dominio della materia in tutta la sua esteriorità. Essa studia la materia in quanto mossa da cause efficienti, senza che vi sia ancora la presenza di alcuno scopo o impulso vitalistico. La meccanica prende in considerazione i risultati della fisica e della matematica applicati alla res extensa, alla materia; lo spazio, così come pure il tempo, è visto in termini quantitativi.

>fisica, che studia la natura che in una certa misura agisce, che è soggetto, come avviene ad esempio nelle reazioni chimiche o nei fenomeni elettrici e magnetici, che già avevano esercitato una profonda influenza nella visione romantica della natura. In altre parole, la fisica considera la natura secondo gli elementi qualitativi, e quindi differenziali, che la costituiscono (il peso specifico, il suono, calore, il magnetismo, l’elettricità, ecc.) fino al processo chimico il quale mostra il criterio di aggregazione della vita.


>fisica organica che pone le premesse per il passaggio al momento dello Spirito. 

—>ha per oggetto lo studio degli organismi viventi,  la natura vegetale, il soggetto animale, il funzionamento della struttura fisiologica, la riproduzione e, infine, la sua “inadeguatezza” all’universalità per la presenza del “germe innato della morte”. 

*L’animale non solo è limitato, ma sa di esserlo ogni volta che ha fame e sete. Da qui la spinta a superare i limiti imposti dalla natura.*

—>Questa oscura consapevolezza è per Hegel la forma primordiale di soggettività. Da questa contraddizione interna, che condivide con l’animale, l’uomo giunge alla consapevolezza dell’inadeguatezza di essere animale e della necessità di andare oltre la natura. 

L’uomo è dunque:

-l’unica eccezione del mondo naturale capace di spezzare l’ordine della natura per inaugurare il tempo della storia e del significato simbolico

-l’unico a spezzare il cerchio conclusivo dei propri scopi naturali, a rifiutare la ripetitività dei propri gesti e delle abitudini, a superare il tempo naturale che conduce inevitabilmente alla morte. -immortale come spirito e storia


Ciò che supera le barriere del tempo, non è l’Umanità intesa come concatenazione generazionale di individui, i quali restano individui, ma come produzione spirituale, in cui l’individuo si fa da parte e ad emergere è solo l’idea universale: ciò che resta di un popolo non sono i singoli individui, ma ciò che ha prodotto; anche un poeta o un artista verrà ricordato più per i suoi risultati spirituali che per la sua caratteristica di individuo.


Insomma, affinché lo spirito si possa manifestare adeguatamente, esso deve lasciarsi la natura alle spalle. Quindi, nell'uomo l'idea torna ad emergere e attraverso l'uomo può intraprendere il cammino di ritorno a se stessa come Idea autocosciente, come spirito.

La crisi secondo Hegel - VoxEurop

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